Capello: “Inter? Con tutti quei soldi pensavo vincesse. Juve vince senza fatica, ma Sarri si è fatto cambiare”

Fabio Capello ha parlato del calcio dopo il lockdown al Corriere dello Sport. Ecco le sue parole:
 
JUVE – «Come di consueto, penso. La Juve appena sente il pericolo accelera. La situazione in classifica dà un po’ di speranza alle altre, nulla di più. Sei punti di vantaggio per una squadra così sono tanti. Difficoltà? Probabilmente capita che sottovaluti gli avversari e si convinca di poter vincere le partite senza faticare. Del resto l’avversario in partenza doveva essere l’Inter, per gli investimenti effettuati, per l’allenatore scelto. E l’Inter sta venendo fuori adesso. La Lazio si è sciolta, il Milan non era competitivo, l’Atalanta sta andando oltre sé stessa e insomma anche quest’anno la Juve di fatica ne fa poca». 
 
INTER – «L’allenatore aveva bisogno di un po’ di tempo per capire dove fosse finito e conoscere le altre squadre. Però i soldi spesi sono tanti. Francamente credevo che già in questa stagione avrebbero interrotto il ciclo della Juventus. Conte? Fino a poche giornate fa, prima che Lazio e Juve rallentassero, mancava poco che per l’Inter si parlasse di fallimento. Adesso siamo di nuovo alla rincorsa scudetto. Siamo legati all’effimero dei risultati, però con le gare ogni tre giorni non fai in tempo a pensare qualcosa che i fatti ti smentiscono». 
 
ERIKSEN – «Platini, che era Platini, ha impiegato sei mesi a rendere in Italia. Dipende da tante cose. Inoltre è diverso giocare dietro le punte in Italia, in mezzo al traffico, e all’estero, dove ti lasciano più spazio. Diamo retta ai tecnici, che sono gli unici a vedere i giocatori tutti i giorni». 
 
INTER BATTE JUVE – «Penso di sì. E’ il club più vicino alla Juve, in termini di risorse economiche. Ripeto, io pensavo che ci sarebbe riuscita già quest’anno». 
 
JUVE CHAMPIONS – «Lo scudetto lo davano per vinto, l’obiettivo è la Champions. Però è difficile. Ci sono grandi squadre, grandi allenatori, grandi mentalità. E’ una corsa lunga e complicata. E ci vuole fortuna. Mi cito: palo dentro e palo fuori, il bivio sta tutto qui». 
 
SARRI – «Sostituire il tecnico dopo un po’ viene naturale. Anzi, è l’allenatore che dopo cinque anni non riesce più a dare quel che dovrebbe. Lo so per esperienza. Il mestiere diventa quasi routine, per quanto ci si inventino cose nuove, nuove idee, nuovi metodi di preparazione. Il nucleo della squadra rimane lo stesso, gli stimoli s’indeboliscono. E’ diverso per il calcio inglese, dove fai il manager e sono i coach a condurre le sedute. Infatti in Premier i coach vanno e vengono. Non c’è dubbio comunque sia stata la Juve a cambiare Sarri e non il contrario. Lui voleva giocatori fatti per il suo calcio e là non li ha trovati. Ha dovuto studiare un assetto capace di valorizzare le caratteristiche dei giocatori. Che poi è il lavoro dell’allenatore. E’ come la balla della difesa a tre, che in realtà è una difesa a cinque. Ma pochi, e uno è De Zerbi, lo dicono perché passare per difensivisti non fa fine. Schierando di tanto in tanto la difesa a cinque ho vinto il campionato nella Roma: tre in mezzo, Cafu e Candela sulle fasce». 
 
LAZIO – «Un bel mistero. Era fresca e veloce, non lo è più. Secondo me l’infortunio di Lucas Leiva ha cambiato le regole del suo gioco. Era il giocatore che dava equilibrio a tutto il complesso e filtro davanti alla difesa. Rosa corta? Se si lamenta della rosa Inzaghi, devono lamentarsi praticamente tutti gli altri allenatori della Serie A». 
 
ZAPATA – «A Bergamo, Zapata ha semplicemente mostrato ciò che ha dentro. Io lo avevo chiesto allo Jangsu Suning quando ero in Cina. Ha il potenziale per fare la differenza. Non so se sia adatto a una squadra di dimensione più ampia. Dipende dalle idee dell’allenatore». 
 
RIGORI – «Lasciamo stare. Se ne vedono di incredibili. Il braccio lagro, il volume del corpo, ma dai. Adesso con gli stadi vuoti, nel silenzio, i giocatori si sono messi a urlare. Quando allenavo accadeva con le neopromosse. Dicevo agli arbitri: qui c’è una frattura a ogni contrasto. Anche i giocatori che vengono dal campionato inglese hanno capito il trucco e si buttano in terra. Fossi un direttore di gara mi sentirei preso in giro. Invece li premiano».

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fonte: ilbianconero.com

Leonardo Costa
Leonardo Costahttps://www.calcioj.com
Laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli studi di Torino. Dopo varie esperienze lavorative nell'ambito giornalistico, mi sono specializzato in quello sportivo e in particolare con il portale Calcioj.com. Da sempre pratico sport con una passione particolare per il calcio e la bici. Occhio sempre vigile sull'evoluzione dell'informazione.

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