Ecco perché la Juve non riesce a vendere i suoi giocatori

la Juve non riesce a vendere – E’ più facile comprare un centravanti che venderne uno. Perché vendere è così difficile per la Juventus? Perché nessuno se ne vuole andare ed è comunque difficile trovare acquirenti per i giocatori? Spesso i tifosi stilano rudi liste di proscrizione nelle quali elencano quelli che, secondo loro, vanno epurati in puro stile fantacalcio, perché Fabio Paratici non può fare la stessa cosa? Non certo perché è affezionato a qualcuno di loro. Vendere, infatti, è diventato un problema per ogni top club europeo. Vediamo perché.


LA GRANDE SPACCATURA


Negli ultimi dieci anni si è allargata in modo sempre più profondo la spaccatura fra il circolo molto ristretto dei top club e il resto d’Europa: questo a causa degli introiti della Champions che hanno scavato il solco fra chi partecipa regolarmente e regolarmente arriva in fondo, a causa degli introiti della Premier (tripli rispetto agli altri campionati) e a causa dell’intervento di fondi sovrani come nel caso di Psge  City. Quindi, per una questione di fatturato e potenza di fuoco sul mercato, si è creata una cerchia molto ristretta. Conti alla mano, ci sono solo una decina di club i cui ricavi superano o si avvicinano ai 500 milioni di euro a stagione (basandosi sui dati della Deloitte 2018-2019): Barcellona, Real Madrid, Manchester United, Bayern Monaco, Psg, Manchester City, Liverpool, Tottenham, Chelsea e Juventus. Poi c’è uno scalino e si trovano club comunque molto ricchi, nella fascia fra i 350 e i 450 milioni di fatturato annuo, ma comunque meno inclini a caricarsi certi costi.


CIRCUITO CHIUSO


Questo significa che certi giocatori possono essere scambiati solo tra questi club, restringendo in modo drammatico il numero delle possibilità. Questione di stipendi più che di prezzo del cartellino:  Gonzalo Higuain guadagna 7,5 milioni netti a stagione che, più o meno in tutta Europa, significano 15 lordi. Chi può pagare una cifra del genere per un centravanti? Solo una decina di club in Europa: se questi non sono alla ricerca di un centravanti o se non sono interessati a Higuain, non c’è altra soluzione. Lo stesso si può dire di un giocatore come Daniele Rugani, al di là di qualsiasi considerazione tecnica sul giocatore (spesso bistrattato dai tifosi), il suo stipendio di oltre 3 milioni netti (6 lordi) lo rende inappetibile a una fascia di club che potrebbero essere interessati al difensore. Al Napoli, per esempio, 3 milioni è uno stipendio da attaccante, non da difensore (Koulibaly è un’eccezione, anzi l’unica eccezione in una rosa che vede Insigne al top con 4,5 milioni). Per andare a Napoli, che resta comunque una delle prime quattro potenze del calcio italiano, spesso protagonista di buone performance anche in Champions, Rugani deve abbassarsi lo stipendio. E nessuno, non solo lui, è disposto a farlo.


NON ME NE VADO!


Con questi livelli retributivi diventa difficile, quindi, trovare soluzioni anche per i giocatori che in teoria sono disposti a cambiare squadra. Perché un altro problema è trovare al disponibilità a essere ceduti. La Juventus è la squadra che sta dominando il calcio italiano da 9 anni, nelle ultime sei stagioni ha sempre raggiunto la fase finale della Champions League, disputando due volte la finale. Ci sono alcuni dei giocatori più forti del mondo e, in assoluto, il più famoso. E’ uno dei club europei che può offrire maggiore visibilità e maggiore possibilità di vincere un trofeo: tutti fattori che rendono la cessione una prospettiva poco attraente per un giocatore. O gli si offre una soluzione analoga, quindi si ritorna alla stretta cerchia dei top club, o qualsiasi trattativa rischia di bloccarsi. Ma un mercato di soli dieci club si satura in fretta, anche perché questi club tendono a comprare i talenti al di fuori della cerchia, aumentando loro l’ingaggio e creando, quindi, altri giocatori potenzialmente invendibili al di fuori.


COVIDMERCATO


Il Real Madrid, in questa difficile estate complicata anche dalla crisi Covid, fa fatica a vendere i pezzi pregiati di cui vorrebbe liberarsi. Il Barcellona sta letteralmente regalando i giocatori  pur di liberarsi degli ingaggi. E un giocatore come Cavani è stato lasciato andare a parametro zero dal Paris Saint Germain. Vendere le eccedenze per un top club è sempre di più una grana e la soluzione è andare in perdita, concedendo generose buonuscite o regalando il cartellino. Certo se si mette in vendita un talento giovane, con ingaggio ancora basso e disponibilità a mettersi in gioco, la vita è più facile. Non ha faticato, Paratici, a cedere all’Atalanta Romero. Ed è stato subissato di richieste per Demiral (considerato però incedibile). Ma, per esempio, quando il City ha dovuto vendere Sané ha dovuto cercare un acquirente all’interno della famosa cerchia.


LA SOLUZIONE


La soluzione? Forse tenere gli ingaggi più bassi, ma non è facile in un top club mantenere un equilibrio nello spogliatoio se la forbice all’interno dei 13/14 titolari è troppo ampia. Forse cedere i giocatori prima che diventino troppo vecchi o troppo onerosi per essere ceduti, un po’ come è accaduto con Pjanic (che comunque è sempre finito dentro la cerchia dei top club e, per di più, nel quadro di uno scambio). Forse, ma qui stiamo parlando di alta politica sportiva, provare a stabilire un salary cap all’americana attraverso l’Uefa. Una cifra massima che ognuno può dividere come vuole fra i propri giocatori, ma dalla quale non può sforare. Questo porterebbe a un maggiore equilibrio e a ingaggi più bassi, premiando chi riesce a crearsi i propri campioni, rendendo il calciomercato meno oneroso e frenando la corsa ai “rinnovi d’oro” che caratterizza la vita dei top club europei.

PS


E’ sempre più Suarez l’obiettivo per la maglia numero 9. Le alternative (Cavani, Morata, Dzeko) sono vive più per sicurezza, mentre la Juventus aspetta il passaporto italiano del bomber uruguaiano. Il resto della trattativa è sostanzialmente tutto definito.

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fonte: tuttosport.com

Leonardo Costa
Leonardo Costahttps://www.calcioj.com
Laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli studi di Torino. Dopo varie esperienze lavorative nell'ambito giornalistico, mi sono specializzato in quello sportivo e in particolare con il portale Calcioj.com. Da sempre pratico sport con una passione particolare per il calcio e la bici. Occhio sempre vigile sull'evoluzione dell'informazione.

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