Juve mercato più che sufficiente. Ma tra acquisti e cessioni c’è un abisso

“Non bisogna comprare giocatori, bisogna comprare vittorie”. Chissà se le certezze, e le statistiche, di Billy Beane avranno ispirato Paratici. Di sicuro, con il leggendario General Manager degli Oakland Athletics (squadra della Major League Baseball), ha avuto in comune un destino: mettere su una squadra da titolo con pochi soldi, tanta fantasia, obiettivi ben mirati.

E non sempre dichiarati. Dunque, com’è andata? Da sei, sei e mezzo. Senza essere troppo generosi, ma neanche così disfattisti: alla base, resiste un abisso tra le entrate e le uscite. Come se servisse specificare: meravigliose, le prime; le seconde quasi tutte da rivedere. 

CHE ACQUISTI -Kulusevski è la stella, Arthur il potenziale crack in grado di cambiare la squadra. Gli investimenti per il presente e il futuro portano poi il nome di Alvaro Morata e Federico Chiesa. La notizia più bella resta il monte ingaggi abbattuto, con una Juve “più giovane di 42 anni”.

Ergo: obiettivi raggiunti, missione compiuta, sorrisi abbastanza variegati sui volti del gruppo dirigente. Certo, poi restano le involuzioni delle piste e la confusione alla base: dal ‘caso Suarez’ sono passati soltanto pochi giorni, e anche su Dzeko ci saranno un po’ di responsabilità da dispensare. Come nella scorsa edizione, manca la ciliegina: serviva un terzino, possibilmente mancino. Marcos Alonso o Emerson Palmieri avrebbero reso ottimo un – comunque – buonissimo mercato.  

CESSIONI COMPLICATE – Tutto in una giornata, o quasi. Via De Sciglio, Douglas Costa, prima di loro Daniele Rugani. In fretta e furia, Paratici ha fatto posto al pupillo Chiesa, ma a quale costo? Zero, per chi ne ha saputo approfittare; altissimo, invece, per i bianconeri: che risparmiano sì i vari ingaggi, che però a fine stagione si ritroveranno sul groppone i quasi certi rientri alla base.

Per carità: mai dire mai. Pure sul caso Khedira, che diventa copertina dolorosa di una debolezza evidente in determinate e spinose situazioni. Con Higuain si è sfiorato il lungo braccio di ferro, come con Mandzukic ed Emre un’estate fa. Matuidi ha capito e tolto immediatamente le tende, generando solo la prima di troppe minusvalenze. Poteva andare diversamente? Chiariamo: doveva andare diversamente.

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fonte: ilbianconero.com

Leonardo Costa
Leonardo Costahttps://www.calcioj.com
Laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli studi di Torino. Dopo varie esperienze lavorative nell'ambito giornalistico, mi sono specializzato in quello sportivo e in particolare con il portale Calcioj.com. Da sempre pratico sport con una passione particolare per il calcio e la bici. Occhio sempre vigile sull'evoluzione dell'informazione.

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