Coronavirus Dybala: “Ero debole e senza aria, quando mi allenavo…”

Coronavirus Dybala – Con qualche giorno di ritardo, ma c’è. Eccome. Paulo Dybala ha passato la fase sintomatica del Covid e allora si presenta davanti alle telecamere di JTV. Sarà lui il protagonista del format ‘A Casa con la Juve’, insieme a Tania Cagnotto, tuffatrice olimpionica e tifosissima della Juventus. Come se la passa il numero 10 bianconero? Scopriamolo insieme nel video qui in basso. 

COME STAI? – “Sto bene, molto meglio, dopo alcuni sintomi forti che ho avuto un paio di giorni fa oggi sto molto meglio, senza sintomi, posso muovermi meglio e sto camminando e sto provando a iniziare gli allenamenti. Quando ho iniziato questi giorni, mi agitavo e mi mancava l’aria. Dopo 5 minuti ero molto stanco, molto pesante, mi facevano male i muscoli. Dovevo fermarmi, per fortuna ora sto meglio. Anche la mia ragazza”.

BOLZANO E ARGENTINA – “Cosa li unisce? Il Choripan, il panino con il wurstel”, dice la Cagnotto. Dybala: “Noi lo facciamo con la salsiccia”

COLLEZIONE – “Non le avevo messo bene tutte, mi sono spostato e le ho messe tutte insieme. Non ne ho ancora buttate fuori, quelle che avete visto sono quasi la metà. Maglia con storia particolare? Ne ho tante con nomi strani, tutti hanno piccole storie legate a me, di calcio, di una partita o un amico, qualcuno che ha voluto cambiarla. Tutti hanno qualcosa di speciale, per quello ne ho tante e continuerò a farlo, è una passione. Tra queste, ne ho portate 3 qui da far vedere. Sono molto importanti, hanno tanta storia e ne avranno ancora, per i miei figli se ne avrò, i nipoti…”.

“Ecco la prima, è la maglia di Buffon. E’ la maglia dei 120 anni della Juve, è strana e molto particolare e c’è la sua firma, quindi non so quanti avranno questa maglia. Lui ha voluto cambiarla con me quel giorno, quella maglia fa la storia del calcio. Altre due molto importanti: Messi e Ronaldo, che rimarranno nella nostra storia. Avere la fortuna di giocare con loro due è qualcosa di straordinario, ci sono nomi strani e difficili da leggere, paesi strani, però penso che questi 3 saranno per sempre la storia del calcio e li terrò sempre con me”.

IL GIOCO – “Urlare gol? Io non ce la faccio, non mi posso agitare… Zuliani? Ha già vinto, basta!!” 

COSA PIU’ STRANA – “A scuola? Più che strana, brutta… Non stavo andando a scuola, mio padre mi portava in bici perché non era lontano. Io avevo le scarpe mezze, non so italiano, e io volevo andare da mia mamma e non a scuola. Ho messo il piede nei raggi e me l’ha tagliato tutto. Brutto… ho quel ricordo, mi ha tagliato tutto il piede per una cavolata ed è stato bruttissimo. Mai più fatto. Sinistro migliorato? Sì, può darsi, può darsi. O magari mi ha reso il destro un disastro”.

DOV’ERI QUANDO…? – “Agosto 2001, Buffon faceva esordio con la maglia della Juve? Nel 2001, avevo 8 anni, ero sicuramente a Laguna Larga, nel mio paese, a scuola ancora, in terza, a giocare a calcio coi miei amici nella piazza o nel campo dove ci trovavamo spesso”. 
“13 marzo 2013? Bergoglio diventa Papa. Lo ricordo, ero appena arrivato in Italia. Mia madre è molto cattolica, crede in Dio. E’ stata una cosa molto importante per l’Argentina, siamo contenti ancora oggi perché dà una bella immagine nel mondo”.
“Dov’eri quando hai saputo per la prima volta che la Juve era interessata a te? Me lo ricordo come se fosse ieri, ero a casa mia a Palermo, con mamma e il mio procuratore, si parlava molto di quello che poteva succedere, delle squadre che potevo scegliere, gli allenatori così… sapevo che poteva arrivare la chiamata, non rifiutavo né accettavo, non chiudevo porte, dopo pranzo suona il telefono del procuratore e mi dice che tra un’ora il direttore sportivo della Juve ci chiamerà e voleva parlare con me. Ho parlato con Paratici, mi ha detto che voleva fare di tutto per prendermi. Ho abbracciato mia madre e ho detto che non volevo andare da nessun’altra parte. In estate si è concretizzato”.

VIAGGIO PIU’ BELLO – “Mykonos!’

COME DIVENTARE DYBALA – “Un bambino deve divertirsi subito, io l’ho fatto e mi sono divertito tanto. La mia esperienza è quella. Non ho mai pensato di arrivare qua, quello che lo facevo era perché era la mia passione, amo il calcio e gli dedico tanto tempo. Se vuoi diventare professionista, quello lo devi vedere più avanti, coi settori giovanili, dai 14 anni in poi. Quando sei giovane ti devi divertire, giocare con gli amici. Più grande avrai tempo di pensare a cose più importante. Se è un ragazzino, o un bambino, ora è meglio che si diverta. Quando sarà più grande potrà vedere se è professionista”.

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fonte: ilbianconero.com

Leonardo Costa
Leonardo Costahttps://www.calcioj.com
Laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli studi di Torino. Dopo varie esperienze lavorative nell'ambito giornalistico, mi sono specializzato in quello sportivo e in particolare con il portale Calcioj.com. Da sempre pratico sport con una passione particolare per il calcio e la bici. Occhio sempre vigile sull'evoluzione dell'informazione.

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