De Ligt: “Troppi falli di mano? I compagni non ci credevano…”

Matthijs De Ligt ha parlato della sua via in bianconero. Da Ronaldo all’arrivo alla Juve, il difensore olandese si è raccontato al canale Youtube Foot Truck: “Non sono venuto alla Juve per Ronaldo. Ho avuto molto tempo per scegliere tra i club che mi volevano, ma questa è stata la decisione migliore. Mi hanno detto che sono stato preso perché sono maturo e so gestire la pressione. Hanno fiducia in me”.

“La prima volta nello spogliatoio? Mi sentivo come un bambino in un negozio di caramelle. C’erano Buffon, Ronaldo… La scorsa estate sono arrivato più tardi degli altri e senza allenamenti ho dovuto giocare contro il Tottenham nella tournée in Asia. Dopo venti minuti facevo fatica a respirare”. Sui falli di mano a inizio stagione De Ligt ha detto: “Quando ero sotto la doccia dopo la partita contro il Torino i compagni mi dicevano che era incredibile, come se ci fosse una calamita sul mio braccio. Quando commetto un errore però non sono il tipo che si arrabbia se qualcuno dice qualcosa, mi piace scherzarci sopra”.

IL GOL CON L’AJAX – “Primo viaggio con la mia ragazza a Torino? Vero, ho visto il Golden Boy, il premio per il più grande giovane talento in Europa ed era qua a Torino, è stato molto simbolico. Conoscevamo già un po’ la città, poi sono tornato ad aprile e lui sa cosa è successo (ride ndr). Interviene Szczesny lì vicino a lui: “Non ricordo, non ha segnato. Nessuno si è accorto che è stato quasi un autogol, Rugani ha segnato quel gol e anche lui non lo sa”.

NO AL BARCELLONA – “No, non è stato il discorso di Ronaldo il motivo per cui sono venuto alla Juve. Ho avuto molto tempo per scegliere tra i club che mi volevano, quando ho messo tutta sulla carta la Juve è stata la scelta migliore”.

AJAX E SETTORE GIOVANI –  “Credo che fossimo completi, avevamo giocatori che si completavano a vicenda, c’erano tanti giovani ma anche con esperienza, è stato un buon mix per questo siamo arrivati in semifinale. Il Chelsea ad esempio ha un grande settore giovanile, questa stagione stanno avendo una possibilità ma normalmente arrivano alle soglie della prima squadra ma non ci arrivano perché la prima squadra è troppo forte. All’Ajax, ora sono buoni, ma fino a 3-4 anni fa la prima squadra non era davvero al top e quindi avevi possibilità, ti allenavi con la prima squadra, giocavi…era importante. Si allenano sempre con la palla, da quando hai 14 anni. Poco allenamenti fisico, tutto con la palla, passaggi corti. La tecnica è la prima cosa, poi si vede. E funziona”.

TEN HAAG E SARRI –  “Non ha avuto un buon inizio perché arrivava dall’Utrecht, che è avversario dell’Ajax. Ha mostrato che tipo di allenatore è. Sarri? Sono simili, è un allenatore italiano quindi è sempre diverso da un olandese. Credo che qui sia più automatico. Sai come fare pressione, come partire dal basso. All’Ajax sapevamo come fare pressione ma poi con la palla giocavi, potevi fare solo che volevi. Ti davano qualche indicazione ma poi dipende dal giocatore”.

RUOLI E DE JONG – “All’Ajax se eri un difensore difendevi ma se volevi potevi provare a fare gol. Qui ad esempio se sei un difensore e ti vuoi fermare a fare allenamento di tiri in porta dopo la seduta non è possibile, è normale perché ogni giocatore ha il suo ruolo. De Jong centrale? Lo ha fatto con me per qualche mese. All’Ajax l’obiettivo è che tutti devono giocare la palla. La scorsa stagione credo che abbiamo avuto due veri difensori, gli altri erano tutti giocatori di calcio. Non ti sentivi mai nervoso o sotto pressione”.

CORSA CHAMPIONS – “Il modo in cui siamo usciti, avremmo dovuto essere più concentrati. Ok la qualità ma volevamo segnare ancora. Alla fine abbiamo mostrato comunque quello che eravamo. Ho giocato all’Ajax per dieci anni, conosci tutti, quando sono diventato capitano a 18 anni è stato strano ma dopo quel giorno mi sono abituato. Mi piace avere responsabilità e dare l’esempio. Credo che l’allenatore ha visto un buon capitano”.

JUVE – “Alla Juventus mi hanno detto che sono stato acquistato perché sono davvero maturo e so come gestire la pressione, hanno fiducia in me. Mi hanno detto che era difficile, a 19 anni, andare in un’altra nazione ma che erano convinti che avrei giocato presto. Quando sono entrato per la prima volta mi sentivo come un bambino in un negozio di caramelle. C’era Buffon, c’era Ronaldo…Szczesny, credo sia il primo che ho incontrato. Dopo due mesi ho sentito che potevo essere me stesso. All’inizio era difficile, c’era tanta pressione, alla seconda partita ho fatto autugol e a quel punto la pressione aumenta ancora. In allenamento mi sentivo bene ma avevo ancora bisogno di allenamento. Step by step sono migliorato.

TRATTATIVA –  “Sono arrivato tardi, le trattative tra Juve e Ajax sono durate molto, sono arrivato due settimane dopo il resto del gruppo, sono andato subito in Asia, non mi ero neanche mai allenato e due giorni dopo sono sceso in campo contro il Tottenham, dopo 20 minuti non potevo neanche più respirare. All’inizio non ero in forma come l’anno precedente e non giocavo così a zona. Prima stavo attaccato al difensore, ci sono piccole differenze e credo di essere un gicoatore che vuole vincere ed essere di esempio”.

FALLI DI MANO – ​”Quando ero sotto la doccia dopo la partita contro il Torino i compagni mi dicevano: è incredibile, è come se ci fosse una calamita nel tuo braccio! Quando commetto un errore però non sono il tipo che si arrabbia se qualcuno dice qualcosa, mi piace scherzarci sopra
La migliore situazione per spiegare la situazione è il rigore contro la Germania. Guardo in alto e la palla mi cade sul braccio. So quando faccio errori. Non sono un ragazzo che si arrabbia se uno dice qualcosa contro di me, amo gli scherzi.”

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fonte: ilbianconero.com

Leonardo Costa
Leonardo Costahttps://www.calcioj.com
Laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli studi di Torino. Dopo varie esperienze lavorative nell'ambito giornalistico, mi sono specializzato in quello sportivo e in particolare con il portale Calcioj.com. Da sempre pratico sport con una passione particolare per il calcio e la bici. Occhio sempre vigile sull'evoluzione dell'informazione.

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